Curiosità

Abbasso gli stereotipi: sono una fiera Gattara

gattara nella storia

Il termine "gattara" ha recentemente visto un'impennata di popolarità nei "Google Trends". In un'intervista del 2021, il senatore J.D. Vance definiva gli Stati Uniti come governati da “un gruppo di donne con gatti, senza figli, infelici, guidate dall’obiettivo di rendere infelice anche il resto del Paese". Compagno di corsa di Trump, la frase è stata ripresa durante la campagna elettorale americana, suscitando le critiche di molte appassionate di felini. Non ultima Taylor Swift, che, schierandosi apertamente a favore di Kamala Harris, ha firmato un suo post su Instagram "gattara senza figli". Ma da dove nasce questa connotazione, talvolta negativa, della donna che ama i gatti?

Lo stereotipo della gattara

Il legame tra donne e gatti attraversa diverse epoche e culture, assumendo sfumature che spaziano dall’adorazione e rispetto, alla
superstizione e all’isolamento sociale.

Nella sua forma più comune, lo stereotipo della donna gattara si configura nell’immaginario collettivo come una zitella asociale, spesso vestita con un cardigan, una gonna a quadri demodé e un paio di occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia. Possiede più di un gatto, parla con loro, mangia con loro e vive esclusivamente per la loro compagnia, allontanandosi dalla socialità.

Donne e gatti nella storia antica

Se però guardiamo indietro nel tempo, ad esempio nell’antico Egitto, i gatti erano considerati molto più che semplici animali domestici: erano vere e proprie divinità in miniatura. Donne e gatti condividevano un legame speciale, permeato di sacralità e simbolismo, che ritroviamo nei geroglifici e nelle pitture dell’epoca. Simbolo di femminilità, fertilità, protezione della famiglia e della serenità domestica, la dea Bastet veniva raffigurata come una gatta o come una donna con testa di felino. I gatti venivano associati alle sue virtù. A causa del loro legame con Bastet, molti egizi li veneravano anche in casa, considerandoli portafortuna. I gatti erano talmente protetti dalle leggi che se qualcuno ne uccideva uno, anche per errore, rischiava la pena di morte.

Gatti e streghe

Nel Medioevo, l’immagine della donna circondata dai gatti cambia drasticamente e assume una connotazione negativa, alimentata da
credenze popolari infondate e dalla religione. I gatti, soprattutto quelli neri, cominciarono ad essere visti come creature inquietanti, messaggeri di forze oscure.
Molte leggende raccontano del diavolo celato sotto le sembianze di un gatto nero. Le storie più oscure narrano di donne trasformate in gatti per fuggire o per eseguire riti magici in segreto. Chi aveva un gatto veniva guardato con sospetto. Le donne che li
accudivano erano per lo più donne sole, vedove, anziane, emarginate dalla società. In quel periodo, una donna senza una figura maschile di "protezione" accanto, veniva considerata strana, ribelle, sospetta, tanto eccentrica da essere etichettata dedita a pratiche magiche o di stregoneria. Con la crescente influenza della Chiesa, molte di loro furono accusate di stregoneria per motivi spesso legati a pregiudizi o stranezze personali; brutalmente uccise insieme ai loro gatti, considerati alleati di incantesimi malefici.

I gatti della Regina Vittoria

Nell’epoca vittoriana, l’adozione di due gatti persiani da parte della Regina contribuì a rendere la razza particolarmente popolare. Essendo una monarca molto amata, la sua passione per gli animali provocò un aumento improvviso dei gatti nelle case. Il suo amore per gli animali contribuì a definire un’epoca in cui possederne uno non era più solo una questione di utilità (ad esempio per cacciare i topi), ma anche un gesto di compagnia e affetto. Questo cambiamento coinvolse anche i gatti, che iniziarono a essere considerati veri e propri membri della famiglia, non solo utili cacciatori.

Fiere gattare e gattari felici di oggi

Con il passare dei secoli, in particolare ai tempi nostri, l’immagine della gattara ha recuperato tratti positivi, pur mantenendo talvolta un po’ di ironia e pregiudizio. La moderna gattara è ancora a volte immaginata come una single solitaria, completamente dedita alle cure dei felini, tra pappe e amore incondizionato. Molte di queste donne si considerano protettrici degli animali e rivendicano con orgoglio il loro ruolo. Il termine "gattara" ha acquisito anche una connotazione affettuosa e rispettosa per tutte quelle persone impegnate a salvare la vita dei gatti randagi, spesso in collaborazione con associazioni di volontariato. Così, le gattare si sono trasformate da figure marginali a vere e proprie rappresentanti dell’amore e della tutela degli animali. L’ascesa dei social media, come Instagram e TikTok, ha permesso a molte donne di condividere la loro vita quotidiana con i gatti, ma anche agli uomini. I social sono pieni di storie di “papà” che mostrano il legame speciale con i loro compagni pelosi. Oggi i moderni gattari sono visti come persone indipendenti e orgogliose, che rivendicano il termine con fierezza.

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